Wednesday, April 19, 2006

Silence Please

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8 comments:

ghat-tak said...

mi piace un blog sul silenzio... forse non dovrei commentare e gustarmelo e basta...
:-)

ghat-tak said...

ho cercato di aprire mangioadagio... ma non c'è, ancora...

Unknown said...

un ciao silenzioso...
sussurrato

PiB said...

@ Tak: MangioAdagio per ora è un nome depositato...appena il tempo e il lavoro me lo permette parto con il progetto
@ Baebs:benvenuta anche qui

Unknown said...

L'uomo del silenzio

Aveva sotto il braccio, nascosta da un cappottone beige parecchio sgualcito, una piccola bomba. La teneva sotto come fa una chioccia con i suoi pulcini. Ogni tanto la guardava furtivamente, con quel suo guscio scocciato ed irregolare che la proponeva tra le bombe artigianali, le più miserabili, povere; e per questo lui le voleva quasi bene: in fondo, era una sua piccola creatura.
Tutt'intorno la gente danzante che passava smuoveva l'aria riempendola di risa ludibriche e leggere, di profumi marcati e dolciastri, di chiacchericci borghesi e fastidiosi.
Prese un aperitivo dal tavolo lì vicino: in tutta la festa da ballo non c'era un cane di bicchiere di vino. Non si stupì più di tanto e fissò gli occhi al pavimento.
Tutt'a un tratto, pensò che quel preciso istante l'aveva immaginato decine di volte: eppure adesso non era animato dal solito spirito combattivo, dalla certa determinazione di chi si appresta a rendere finalmente giustizia. A dire il vero, si trovava a metà tra realtà ed incoscienza, un luogo dove pensi poco, ma sai quello che devi fare che, anche se obiettivamente fuori dal comune, ti pare normalissimo.
Posò il bicchiere.
I volti dei danzanti erano coperti da maschere kitch o ceroni roboanti e dorati: una vera schifezza aristocratica. Gli abiti carnevaleschi pomposi e costosissimi per forza, davano quel tocco giusto alla festa per esaltare il gesto che doveva compiere. Si trovò a sdegnarsi davvero di fronte a tanta ipocrisia, egoismo, inconsapevolezza sopratutto del mondo fuori da quella sala ottocentesca: masse di lotta ed ideali per il cambiamento per loro erano solo foto sui giornali o tutt'al più un po' di turbamento per non riuscire a comprendere le motivazioni che portavano così tanta gente a star dietro simili “sciocchezze”. Già, sciocchi.
Finalmente si compiaceva.
Puntò dritto al gruppetto di piante esotiche alte due metri poste in fondo alla sala. Certo che nessuno guardasse, dipanò la miccia e collocò la bomba tra due vasi. Dalla tasca del cappotto estrasse uno zippo e lo incendiò: guardò per un istante la fiammella, concentrandosi su di essa quasi a trasmettergli i suoi pensieri, i suoi ideali. Avvicinò la fiamma alla miccia che iniziò a sfriggere e a consumarsi.
Ripose lo zippo in tasca e si mosse veloce all'uscita. Guardava dritto il portone e camminava deciso.
Uscì, lasciandosi dietro quel rumore di festa barocca che via via sfumava.
Raggiunto l'angolo opposto della piazza antistante, si riparò dietro una colonna di un porticato. Con lo sguardo fissava serio il palazzo.
Si percepiva ancora la musica, poi lo schianto, il cemento, la polvere, il silenzio, la notte.
Si incamminò rapido lungo la strada che portava al metrò. Le luci dei palazzi che si accendevano come lucciole non lo preoccupavano.
Tutto quel silenzio, però, lo metteva a disagio. Cercò di non pensare, di tirar dritto per arrivare a casa. Sudava freddo, le gambe gli cedevano. Si aggrappò alla ringhiera delle scale d'imbocco per il sottoterra metropolitano: poi, scomparve del tutto nella penombra.
Fabio Artigiani

PiB said...

@ Fabio: benvenuto e grazie per questo contributo. L'hai scritto tu?

Unknown said...

Prego, grazie a te dell'ospitalità.
Sì è opera della mia testolina.

PiB said...

@Fabio: sempre aperte queste porte..e visto il sole.. aprimao anche le finestre. Grazie per aver condiviso con noi i tuoi scritti