Monday, May 08, 2006

Come edera, m’arrampico aggrappato al silenzio

M’inviti da te quando guardi la luna che brilla,
e mi parli silenziosa mentre la notte si copre.
Sei distante, e le ore come frecce m’attraversano
il petto, e sembra che le tue parole m’accarezzino.

Sembra che il tuo sorriso sia inciso
nell’ombra di meridiane crepuscolari,
e che nel giardino sfiorito i tuoi sguardi
cerchino dimora tra le mie braccia stanche.

M’inviti da te quando guardi i raggi lunari,
e intrecci la tua mano con la mia per volare.
E mi parli, fragile come il grano che si piega al vento:
volano i tuoi capelli bruni in spighe timide e silenziose.

Poiché la tua mano piccola m’accarezza nel buio,
non sento la tua mancanza, anche se non sei qui.
Come edera, m’arrampico aggrappato al silenzio,
scavalco la notte sospesa, e mi basta che tu esista.

Quando tu non sei qui, accarezzo la tua bocca silenziosa,
e mi basta che la tua voce disegni nella notte un sorriso assente.
E nell’ombra di ponti neri, lancette immobili, orologi increspati
le tue labbra schiuse e umide sfiorano le mie spente ed aride.

Alberto Fasano, Parole sul confine del silenzio

9 comments:

Myrea said...

Rimango senza parole :-O

artemisia said...

wow

gidibao said...

però!...

PiB said...

Questi versi mi hanno fatto compagnia due sere fa mentre cercavo di inseguire il sonno...poi l'ho raggiunto e ci siamo coricati insieme

Unknown said...

quando si dice addormentarsi silenziosa-MENTE...

artemisia said...

Pensando a quei versi, non so proprio come hai fatto ad addormentarti...

gidibao said...

Fiore notturno

Fiore notturno, raggio lunare, stella di mercurio,
cade nell’erba bagnata l’oscurità della tua assenza.

Indelebili i ricordi che scolpisco nel tremore della dimenticanza,
nell’odore leggero delle tue pupille profonde. Scavo terre desolate,
consolazione nella disperazione, compagnia nella solitudine.
Abbatto onde verdi sulle tue orme silenziose.

Accarezzai il tuo sguardo intenso nei tuoi vivi petali d’argento.
Le tue dita come sepali erano il calice bianco del buio.
Cavalcai la furia dell’oceano nella quiete dell’ombra.
In te scavavo la notte.

Stringi la mia distanza nelle tue ali blu come il mare.
Libera ancora le mie mani sulla tua pelle umida.
Tormentato, inebriami nella catena di desiderio.
Perso, guidami nella valle acquosa.

La rugiada è il deserto del mattino, mio dolce fiore bagnato.
Il vento è la mia voce crepuscolare, mio dolce fiore da innaffiare.

Alberto Fasano

grazie Pib, non conoscevo questo autore...

un abbraccio, gidibao :-)

PiB said...

@ Artemisia: che dirti mi ci sono addormentato riposando
@ Gidibao: scoperto per caso...piace molto anche a me

Henry said...

non lo conoscevo neanche io...grazie