Wednesday, April 18, 2007
Thursday, March 29, 2007
DICO (D)IO
I cristiani sono tenuti ad obbedire al «magistero della Chiesa» e pertanto un fedele «non può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società ». Lo affermano i vescovi italiani nella Nota diffusa a proposito dei Dico, le nuove norme per la regolamentazione delle unioni civili contenute del disegno di legge dei ministri Bindi e Pollastrini.
«UN UOMO E UNA DONNA» - «Non abbiamo interessi politici da affermare - dicono ancora i vescovi -; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi». «Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti - si legge poi nella Nota di tre pagine - del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna».
«IL NO E' DOVERE MORALE» - Il Consiglio permanente della Cei ricorda un pronunciamento della Congregazione della dottrina della fede del 2003 per ribadire nel caso del disegno di legge sulle coppie di fatto l’appello ai politici cattolici a «votare contro» un progetto di legge «favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». «Ricordiamo - è scritto ancora nella nota - l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge».
I vescovi italiani hanno dato una risposta «tecnica» e «pastorale» al quesito se «un legislatore cristiano può votarli». Ma «non vogliono fare pressioni indebite su di loro». Vogliono invece difendere il matrimonio e i «semplici» «da vere e proprie lobby, a cominciare da quella legata al mondo dell'omosessualità». Lo afferma mons. Giuseppe Anfossi, presidente della commissione Cei.
La risposta «tecnica», spiega mons. Anfossi ai microfoni di Radio vaticana, è che «il legislatore che si sente parte della Chiesa non può» votare i Dico. Circa la pastoralità, ritiene che i vescovi si siano «preoccupati di parlare alle persone con stile evangelico» e che comunque non è loro interesse «fare pressioni indebite», piuttosto lavorare «per illuminare le coscienze». Il «pericolo» maggiore visto dai presuli è che «si faccia cadere quasi un asse portante della nostra cultura cristiana, cioè di non considerare il matrimonio nella sua ricaduta sociale». I vescovi invece vogliono che il matrimonio «conservi una carica ideale, anche un po' romantica».
«UN UOMO E UNA DONNA» - «Non abbiamo interessi politici da affermare - dicono ancora i vescovi -; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi». «Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti - si legge poi nella Nota di tre pagine - del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna».
«IL NO E' DOVERE MORALE» - Il Consiglio permanente della Cei ricorda un pronunciamento della Congregazione della dottrina della fede del 2003 per ribadire nel caso del disegno di legge sulle coppie di fatto l’appello ai politici cattolici a «votare contro» un progetto di legge «favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». «Ricordiamo - è scritto ancora nella nota - l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge».
I vescovi italiani hanno dato una risposta «tecnica» e «pastorale» al quesito se «un legislatore cristiano può votarli». Ma «non vogliono fare pressioni indebite su di loro». Vogliono invece difendere il matrimonio e i «semplici» «da vere e proprie lobby, a cominciare da quella legata al mondo dell'omosessualità». Lo afferma mons. Giuseppe Anfossi, presidente della commissione Cei.
La risposta «tecnica», spiega mons. Anfossi ai microfoni di Radio vaticana, è che «il legislatore che si sente parte della Chiesa non può» votare i Dico. Circa la pastoralità, ritiene che i vescovi si siano «preoccupati di parlare alle persone con stile evangelico» e che comunque non è loro interesse «fare pressioni indebite», piuttosto lavorare «per illuminare le coscienze». Il «pericolo» maggiore visto dai presuli è che «si faccia cadere quasi un asse portante della nostra cultura cristiana, cioè di non considerare il matrimonio nella sua ricaduta sociale». I vescovi invece vogliono che il matrimonio «conservi una carica ideale, anche un po' romantica».
La Cei, spiega mons. Anfossi, ha deciso questo intervento anche perché ha «ricevuto molti solleciti da molte persone che non sono in vista e che vivono quotidianamente la loro vita: loro si aspettavano che parlassimo chiaro». Questa per il vescovo «è anche indirettamente una difesa dei semplici: si tratta di difenderli da pressioni ideologiche, da lobby vere e proprie, a cominciare da quella che è legata al mondo dell'omosessualità. Al limite - aggiunge - noi rispondiamo che il nostro modo di intervenire difende una parte di popolazione da ingerenze che sono altrettanto violente e non democratiche»
Dal Corsera
Leggi il documento integrale-Nota CEI
Wednesday, March 28, 2007
Monday, January 15, 2007
Saturday, December 23, 2006
Tuesday, December 12, 2006
Ciò che mortifica la parola
Nei Vangeli non c'è posto per il conversare interlocutorio. Il linguaggio di Gesù è assoluto come quello che contiene la verità e non deve cercarla. Il silenzio esalta la parola; infatti quello che oggi mortifica la parola è la mancanza di silenzio. Noi sappiamo che questa è la malattia del nostro tempo: tutti gli strumenti che noi stessi ci siamo creati ci invitano a rifiutare la dimensione così profonda del silenzio. Ci manca questo silenzio e allora noi possiamo anche percepire con una certa vertigine la presenza del silenzio tra le parole che Cristo dice. Questo è splendido, questa potenza del silenzio che vuole quasi garantirci che c'è un ineffabile, qualcosa che non può essere pattuito con l'economia delle parole umane. C'è qualcosa che non è alla portata della parola degli uomini, non riducibile alla loro parola. Questo equivale a dire che c'è un mistero; ed è un mistero che non si nasconde, ma anzi si illumina come tale, si comunica come tale. Il mistero è un vocabolo che noi usiamo e di cui abusiamo e abbiamo troppo abusato, perché in fondo è anche comodo; quello che non è intelligibile noi lo chiamiamo mistero. Ma mistero è una forma, invece, di conoscenza. C'è una conoscenza per mistero come c'è una conoscenza per idee e anche per formule, se volete. Nei Vangeli, mi sembra, la presenza del mistero non solo aleggia, ma è proprio palpabile, sensibile. Non come un divieto a conoscere, ma anzi come un'offerta di conoscenza."
Monday, December 04, 2006
Le vie conosciute di comunicazione
Il fenomeno dell’induzione del pensiero è molto vicino alla telepatia...Esso dà per certo che processi psichici in una persona...possano trasmettersi attraverso lo spazio libero a un’altra persona, senza valersi delle vie conosciute di comunicazione fondate su parole e su segni
Sigmund Freud, “Sogno e occultismo” in “Introduzione alla psicoanalisi”, 1932, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.IX, p.153
Monday, November 20, 2006
Il silenzio resta
La lingua diventa e passa.
Il silenzio resta.
Non esiste il silenzio : è infinitamente ciò che è.
Il germe del silenzio dell'uomo contiene e il cielo e la terra...
Penetra il silenzio nell'uomo solo se l'uomo nel silenzio si lascia aspirare.
Il silenzio è fecondazione ed apertura, orchidea dell'anima.
Il mutismo è sterilità e chiusura, albero secco, càlamo spezzato.
Il silenzio resta.
Non esiste il silenzio : è infinitamente ciò che è.
Il germe del silenzio dell'uomo contiene e il cielo e la terra...
Penetra il silenzio nell'uomo solo se l'uomo nel silenzio si lascia aspirare.
Il silenzio è fecondazione ed apertura, orchidea dell'anima.
Il mutismo è sterilità e chiusura, albero secco, càlamo spezzato.
(M. Camus-Trad. Paola Musarra)
Wednesday, November 08, 2006
Tuesday, November 07, 2006
TORNATO DAL SILENZIO
Questa volta rompo un silenzio voluto, causato da molteplici fattori...un silenzio che è l'opposto di quello che questo blog cerca di trattare. Torno da quel silenzio che non dice nulla, non lascia traccia, non si fa sentire volutamente... Torno con Gibran e un passo a cui sono molto legato
La realtà dell'altro non è in cio' che ti rivela,
ma in quel che non puo' rivelarti.
Percio', se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice,
ma quelle che non dice.
Thursday, October 19, 2006
Friday, October 13, 2006
Friday, October 06, 2006
Wednesday, October 04, 2006
Parto Gemellare
Monday, October 02, 2006
...e la Gallina
E' nato prima l'Uovo o la Gallina? si chiedono alcuni Io invece mi chiedo E' nato prima l'Urlo o il Silenzio?
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