
Saturday, December 23, 2006
Tuesday, December 12, 2006
Ciò che mortifica la parola
Nei Vangeli non c'è posto per il conversare interlocutorio. Il linguaggio di Gesù è assoluto come quello che contiene la verità e non deve cercarla. Il silenzio esalta la parola; infatti quello che oggi mortifica la parola è la mancanza di silenzio. Noi sappiamo che questa è la malattia del nostro tempo: tutti gli strumenti che noi stessi ci siamo creati ci invitano a rifiutare la dimensione così profonda del silenzio. Ci manca questo silenzio e allora noi possiamo anche percepire con una certa vertigine la presenza del silenzio tra le parole che Cristo dice. Questo è splendido, questa potenza del silenzio che vuole quasi garantirci che c'è un ineffabile, qualcosa che non può essere pattuito con l'economia delle parole umane. C'è qualcosa che non è alla portata della parola degli uomini, non riducibile alla loro parola. Questo equivale a dire che c'è un mistero; ed è un mistero che non si nasconde, ma anzi si illumina come tale, si comunica come tale. Il mistero è un vocabolo che noi usiamo e di cui abusiamo e abbiamo troppo abusato, perché in fondo è anche comodo; quello che non è intelligibile noi lo chiamiamo mistero. Ma mistero è una forma, invece, di conoscenza. C'è una conoscenza per mistero come c'è una conoscenza per idee e anche per formule, se volete. Nei Vangeli, mi sembra, la presenza del mistero non solo aleggia, ma è proprio palpabile, sensibile. Non come un divieto a conoscere, ma anzi come un'offerta di conoscenza."
Monday, December 04, 2006
Le vie conosciute di comunicazione
Il fenomeno dell’induzione del pensiero è molto vicino alla telepatia...Esso dà per certo che processi psichici in una persona...possano trasmettersi attraverso lo spazio libero a un’altra persona, senza valersi delle vie conosciute di comunicazione fondate su parole e su segni
Sigmund Freud, “Sogno e occultismo” in “Introduzione alla psicoanalisi”, 1932, in Opere, B.Boringhieri, Torino 1989, vol.IX, p.153
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